57 - "Commentaria & Repetitiones"

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12.b.3-Front.2Nel volume, oltre ai Commentaria & Repetitiones, sono rilegati altri tredici testi di argomento giuridico, tutti, tranne uno, di Marco Mantova Benavides. Vennero pubblicati tra il 1539 e il 1541 e prodotti nella maggior parte dallo stampatore veneziano Aurelio Pincio. Si tratta di dispense universitarie ad uso degli studenti, che venivano vendute da “Hieronimum Gibbertum Patavinum bidellum”, vale a dire dal libraio e bidello dello Studio patavino, Girolamo Ghiberti, che era in stretti rapporti con i professori, innanzitutto con il Mantova.

I frontespizi di alcuni testi presentano una bordura figurata che incornicia il titolo, secondo uno schema abbastanza frequente nelle pubblicazioni veneziane degli anni trenta che verrà in seguito sostituito da soluzioni decorative più complesse e da xilografie a piena pagina. La bordura, costituita da quattro blocchi, è riutilizzata più volte per pubblicazioni diverse, essendo sufficiente sostituire il blocco centrale con il nuovo titolo.

Per la scena di sacrificio rappresentata nella parte inferiore del frontespizio del Non minus utilis esiste il disegno preparatorio, conservato al Victoria and Albert Museum di Londra, corrispondente alla xilografia. Anche per le due figure laterali della Speranza e di Apollo probabilmente esisteva il disegno: nel citato Inventario del 1695 è infatti descritto un “Quad:to fatto a penna di d:to Campagnola: in due figure una Speranza: et Apollo seg:ti n:o 145”.

Per quanto riguarda l’interpretazione dei soggetti raffigurati, a parte le figure laterali (Speranza e Apollo / Fama e Abbondanza / La Fama vittoriosa sulla Morte), restano difficili da decifrare sia le due figure maschili sedute in un paesaggio nei cartigli superiori, sia le tre scene in basso: la più complessa è quella del frontespizio del 1540, nella quale sembra di

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poter riconoscere la contrapposizione tra la vita attiva, simboleggiata dalla cicogna nel cesto (o gru simbolo della Vigilanza?) e dal giovane che spinge una ruota con l’aiuto di un uomo, e, dalla parte opposta, la vita passiva (o l’ozio), cui può riferirsi il giovane addormentato ai piedi di un uomo che regge una maschera, forse allusiva al vizio; al centro si vede un candelabro con la fiamma e un serpente (simbolo di prudenza e saggezza) che striscia da sotto, alcuni libri in primo piano, riferibili all’insegnamento e un vaso con dei coltelli. È insomma un insieme di figurazioni simboliche finalizzate probabilmente ad esibire l’erudizione del committente e la sua familiarità con il mondo dei geroglifici.

Nei frontespizi qui presentati, è stata da tempo riconosciuta la mano di Domenico Campagnola, prolifico disegnatore, autore di incisioni a bulino e di xilografie e, all’epoca, capofila della scuola pittorica padovana. Doti ben note al Mantova che nella sua collezione, centrata soprattutto su reperti scultorei e numismatici antichi e su ritratti, possedeva di Domenico sia disegni sia dipinti. Negli anni delle pubblicazioni suddette, Domenico, insieme a Gualtiero PadovanoLambert SustrisGiuseppe Porta Salviati, lavorava alla decorazione interna del nuovo palazzo in via Porciglia (Padova).  È quindi naturale che proprio a lui il Mantova si rivolgesse per ornare degnamente le sue pubblicazioni.

Uno sguardo alla successiva produzione disegnativa di Domenico fa emergere come egli adotti modelli manieristici salviateschi e schiavoneschi, quali le figure atteggiate in pose tortili ed elaborate, e imprima al ductus grafico un andamento sciolto e flessuoso, ben diverso dai modi un po’ rigidi e dalle semplificazioni formali che ancora sussistono nelle prove xilografiche qui considerate.

timbrinote manoscritte                                                                                                                                                                                           provenienze e possessori
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