41 - Gerusalemme

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63.a.23-Front.Nel 1625 uscirono a Venezia, presso il medesimo stampatore Giacomo Sarzina, due edizioni della Gerusalemme liberata diverse per frontespizio, paratesto e apparato illustrativo. La nostra edizione è corredata dagli argomenti del giurista e letterato seravallese Guido Casoni (1561-1642) e presenta le tavole incise a bulino, firmate da Giacomo (canti VI, VII, XI) e Francesco Valesio (canti III, VIII, IX, XVII, XIX) e dal monogrammista OF o OT (canti V, XIV). L’altra edizione del Sarzina, Il Goffredo ouero Gerusalemme liberata, è accompagnata dagli argomenti di Orazio Ariosti e dalla prefazione di Filippo Paruta ed è priva di illustrazioni, presentando un semplice frontespizio tipografico con la marca silografica di Sarzina. A questa edizione, una copia si trova alla galleria Angelo Mai di Bergamo. Quest’ultima presenta un frontespizio calcografico, non firmato, (bulino, mm 198 x 145) in cui Marte, il dio della guerra che aveva presieduto ai combattimenti tra crociati e infedeli, con armatura ed elmo piumato, presenta Torquato Tasso, anch’egli in vesti militari romane, al cospetto di Apollo che lo corona poeta laureato. Il dio della poesia e della musica, col capo circonfuso di luce, appare vestito di una tunica sorretta da una banda che attraversa il petto nudo e presenta sulla sua citara lo stemma di Casoni. Il ritratto di Tasso, caratterizzato da un’incipiente calvizie, naso e mento pronunciati, baffi spioventi e barba appuntita, è una delle molteplici varianti che il volto del poeta ha assunto nel corso dei secoli, ma la cui vera fisionomia – sorte comune a tanti letterati e artisti – è andata perduta. La composizione è incorniciata ai lati da due fusti di alloro, mentre dall’alto, sorretto da due putti, spiove teatralmente un drappo che lascia intravedere il tenue paesaggio retrostante. Si attribuisce la paternità del frontespizio ad Ettore Vicelli, che disegna quello del Decretum Gratiani inciso da Francesco Valesio e i frontespizi incisi da Johan Jenet o Gennet per l’Eracleide di Gabriele Zinani, il Trionfo glorioso d’heroi illustri di Agostino Superbi, La simmetria dell’ottima fortificazione di Antonio Sarti e gli Opuscula philologica di Giuseppe Laurenzi.

Le venti tavole che illustrano ciascun canto della nostra edizione della Gerusalemme liberata sono caratterizzate dall’affastellamento di più scene compresse in un’unica composizione. Tale affollamento, cui concorrono le masse compatte dei soldati nelle loro corazze e la ripetizione parallela delle loro aghiformi lance, porta spesso a uno squilibrio della composizione, soprattutto per quanto riguarda la disposizione dei piani nello spazio. Per dipanare l’intrico di scene e personaggi, descritti con uno spigliato fare popolare, ci soccorrono le numerose didascalie che vanno a chiarire lo svolgimento della scena. I rami di questa edizione riscossero un notevole successo, tanto che le tavole (ma non il frontespizio) furono poi riutilizzate per l’edizione veneziana di Hertz del 1673 della Gerusalemme, con l’aggiunta della numerazione progressiva degli episodi. Giacomo Valesio fu disegnatore, incisore e stampatore occasionale, attivo a Venezia prima del 1570 e fino al 1625, soprattutto come incisore di riproduzione da Taddeo Zuccari, Cornelis Cort, Marco del Moro, Parmigianino, Paolo Farinati, Bernardino e Antonio Campi e Tiziano e va distinto da un suo omonimo e quasi contemporaneo mercante di disegni e di stampe con bottega a Venezia. Giacomo fu anche illustratore di libri: accanto alle due tavole della Gerusalemme liberata approntò le tavole e le vignette per il poema La psiche di Ercole Udine (Venezia, Ciotti, 1599), il frontespizio del De visione, voce, auditu di Gerolamo Fabrici d’Acquapendente riutilizzato in De formato foetu dello stesso autore, e il frontespizio per le Disputationes de contractibus di Luis de Molina. Il monogrammista che sigla due tavole con una O e una F sovrapposte, o una O e una T, è stato identificato con Odoardo Fialetti in qualità di disegnatore oppure potrebbe trattarsi di Tommaso Valesio, il personaggio meno noto di questa famiglia di incisori. 

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