Girolamo Porro incisore

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Girolamo Porro, figlio di Ludovico, nasce a Padova nel 1529. Forse allievo di Enea Vico, inizia la sua attività di incisore nel 1567 con una mappa raffigurante l’Europa e l’Africa. È variamente elogiato per la sua abilità, affinata nonostante che fosse afflitto da problemi alla vista: "essendo egli d’imperfetta vista d’occhi, intaglia con tanta sottigliezza, che può essere annoverato fra quelli c’hanno l’occhio acutissimo. È (come ho detto) di vista imperfetta: atteso che per non so qual difetto, havendo macchiato la luce d’un’occhio, quella dell’altro è poi così corta, che senza l’aiuto del cristallo egli non ci vede molto lontano". 

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Il 25 febbraio 1575 more veneto [=1576] il Senato veneziano concede al Porro "intagliator di stampe di rame” un privilegio di quindici anni "per li dissegni che di tempo in tempo anderà facendo in stampa di rame così di figure et ritratti, come d’altri dissegni di cosmografia in libri ridotti, or etiam separati né in maggior né in minor forma”.

Altro privilegio, questa volta ventennale, gli viene concesso il 24 marzo 1589 e riguarda cinque libri, in particolare: "per il libro di Erone Alessandrino delle macchine semoventi, tradotte dal greco nella lingua italiana da Bernardino Baldi”, "per la Vigna del Signore di D. Lorenzo Pezzi, da lui tradotta in volgare con la gionta”, "per il libro intitolato Vinea Domini di D. Lorenzo Pezzi”, "per il libro delli Vaticinii di D. Ioachino abbate, et per le annotationi di D. Pasqualino Regiselmi sopra le Profetie di Gioachino, et Anselmo”.

Nel 1584 viene ammesso all’Accademia dei Virtuosi di Roma.

Girolamo muore a Venezia, nella Parrocchia di San Zulian, il 20 gennaio 1600, all’età di settant’anni “da febre mesi uno”. Due giorni prima, il 18 gennaio 1599 more veneto [= 1600], aveva fatto testamento, dal quale si evince che risultavano in essere rapporti commerciali con il senese Ciotti, stampatore ed editore attivo a Venezia a partire dal 1583, così come con Rasciotti, incisore, editore e commerciante di stampe di origine bresciana, che opera a Roma e a Venezia dal 1572 al 1620, ed anche con Giorgio Angelieri, stampatore ed editore sia a Venezia che a Vicenza. Traspare dal documento anche uno scorcio di vita famigliare: vivono con lui due nipoti, figlie del defunto fratello Orazio, assieme alla loro madre.

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Porro dispone che quanto da lui posseduto in località Monte San Leonardo nel veronese vada alle sue due nipoti in occasione del loro matrimonio, mentre, per aumentare la dote di sua sorella Aurelia, le destina due documenti stipulati con il cognato relativi ad investimenti fatti sulle Porte Contarine di Padova. Menziona genericamente i suoi fratelli, cui va tutto il rimanente, non meglio specificato. Non ha trovato riscontro documentario la notizia che Girolamo avesse quattro figlie femmine (Orsa, Cecilia, Elena, Giulia) e due maschi (Giorgio e Giovanni): essa è presumibilmente tratta dal testamento di un omonimo Giovanni Porro.

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Sono riconducibili a lui una ventina di edizioni, in gran parte arricchite da illustrazioni calcografiche, non sempre sue, come nel caso dell’edizione dell’opera Imprese nobili, et ingeniose di diversi prencipi, et d’altri personaggi illustri nell’armi et nelle lettere… con le dichiarazioni in versi di M. di Lodovico Dolce & d’altri, uscita nel 1578, nella quale riutilizza forme di Battista Pittoni, accompagnandole con alcune incise da lui stesso.

Rilevante la quantità di sue incisioni inserite in opere edite da altri, tra le quali:

Porro nel 1597 è in società con Pietro Dusinelli, e la collaborazione produce un unico titolo, il Vaso di verità del carmelitano Alessio Porro. Utilizza una marca tipografica parlante che raffigura una pianta di porro attorno alla quale si sviluppa un nastro con il motto "Virescit” (verdeggia).