42 - Thesaurus di numismatica

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La dedica dell’autore al Serenissimo Principe e al Consiglio dei DieciPatauij, Kalend. Octobre. MDCXXXIII”, di poco posteriore alla licenza di stampa dei Riformatori dello Studio di Padova, datata 19 agosto 1683, costituisce il terminus post quem per la datazione dell’opera, che ne è priva, mentre nella presentazione “Benevolo lectori” Charles Patin chiarisce come la ricchissima collezione di monete di seguito illustrata fosse stata legata da Pietro Morosini morente alla Serenissima Repubblica, specificando che l’effige del senatore nella sala del Consiglio dei Dieci, luogo di conservazione eletto per la raccolta, fu dipinta da Sebastiano Bombelli.

L’apparato iconografico, costituito in gran parte dalle illustrazioni calcografiche di monete nel testo è aperto dall’antiporta calcografica (con l'Allegoria dell’immortalità di Pietro Morosini) incisa da Martial Desbois su disegno di Louis Dorigny, come da scritte in basso a destra (mm 187 x 138); la vignetta calcografica al frontespizio (Igea e Atena si appoggiano ad un altare di marmo sul fronte del quale, entro un ottagono in bassorilievo è raffigurato un uccello in volo su un paesaggio, sovrastato dalla scritta "Omne solum forti patria est" tratta da Ovidio, Fasti, I493: "ogni terra è patria del forte") e quella che precede la dedica (allegoria di Venezia con i suoi simboli, incoronata da Roma e Bisanzio, con la scritta "Et decus et terror": "onore e timore") costituiscono un riutilizzo di quelle che compaiono nel Lyceum Patavinum.

41.a.48-Front.

Nella composizione dell’antiporta si può apprezzare il mestiere compositivo, se non la felicità del tratto, di Louis Dorigny. La composizione è costruita come i monumenti funebri contemporanei, dove le grandi statue marmoree delle figure allegoriche includevano illusionisticamente anche il ritratto del defunto, specialmente nel filone romano-francese. Anche la raffigurazione dello scheletro, l’attore della morte, era diventata ormai un “classico” motivo berniniano. La figura della virtù alata è invece un motivo ricorrente in Dorigny, con rappresentazioni di grandissimo slancio, e di segno vibrante, nelle figurine minimali della collezione del Cabinet des Dessins del Louvre, come:

Virtus inconcussa, Virtus immortalis, Virtutis Sapientia comes

Qui il formato maggiore delle figure, le riporta in qualche modo a modelli più arcaici della tradizione veneta, con un pathos più evidentemente melodrammatico e comunque sempre teatrale. 

L’incisore doveva già essere in rapporto con il Morosini, essendo l’autore anche di un grande foglio che illustra la villa della famiglia, a Sant’Anna Morosina. Dato l’aspetto pubblico della donazione, Patin si assume un ruolo pubblico facendosi promotore della pubblicazione. Pietro Morosini era stato sicuramente un conoscente e amico del francese, tra coloro che ebbero un ruolo determinante nell’offrirgli asilo, più ancora per la sua fama di numismatico che di medico.


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