53 - Elogii d'huomini letterati

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Nel ricco panorama della letteratura del Seicento italiano, un posto di rilievo spetta a Lorenzo Crasso (1623-1691), insigne intellettuale, letterato e poeta napoletano, membro dell’Accademia degli Oziosi, nella quale si riunivano i maggiori uomini di cultura del tempo. Nicolò Toppi, nella Biblioteca Napoletana del 1678, ne traccia un profilo definendolo “ornamento particolare di questa città, e di tutto ’l Regno, di florido e vivacissimo ingegno...”. Un recente tentativo di ricostruzione della vita di questo autore, di cui si possiedono scarsissime informazioni biografiche, si deve a Caterina Serra che, dall’analisi delle prefazioni, delle note ai lettori, delle lettere dedicatorie e degli scambi epistolari con gli intellettuali del tempo – in primis con Antonio Magliabechi –, è riuscita a tracciare, con dovizia di particolari, un interessante profilo della poliedrica personalità del letterato napoletano.

91.c.82-capoletteraorenzo Crasso nasce a Napoli da una ricca famiglia, riceve una formazione di tipo giuridico conseguendo nel 1641 la laurea in legge e diventando un famoso avvocato. Tuttavia, non trascurando mai la sua naturale inclinazione per gli studi umanistici, si dedica ben presto anche alla produzione letteraria, sia in poesia che in prosa, pubblicando una serie di opere.

Il volume qui analizzato è il primo tomo degli Elogii d’Huomini Letterati, di medio formato pubblicato a Venezia nel 1666 presso “Combi e Lanau, mercatanti viniziani”, gli editori e librai Sebastiano Combi il giovane e l’olandese Giovanni de la Noue, che, nel Seicento, possedevano una delle più fornite librerie veneziane all’insegna della Minerva.

In quest’opera, dedicata ad Andrea Contarini (1601-1675) eletto procuratore di San Marco nel 1645, l’autore raccoglie informazioni biografiche e bibliografiche sui maggiori uomini di cultura a lui contemporanei o di poco precedenti, tra cui si ricordano eruditi, letterati, storici, giuristi, scienziati, medici e religiosi, sulla scia di una tendenza volta alla produzione di vere e proprie memorie degli scrittori, che nel Seicento si era diffusa in tutta Italia.

Raccolta Benvenisti 1923-Niccolò Copernico

Sul criterio adottato nella scelta dei personaggi e sulla successione in cui sono state inserite le biografie, visto che non si riscontra né un ordine cronologico, né alfabetico, né tematico, in via del tutto ipotetica si suppone che la scelta dell’autore sia stata motivata dalla disponibilità di fonti e di ritratti posseduti. Lorenzo Crasso, infatti, avendo a disposizione una delle “migliori librerie del tempo” in cui erano presenti molte e rare biografie, poteva accedere agevolmente a opere storiche ed erudite, utili alla compilazione dei suoi repertori a carattere celebrativo.

La struttura, che ripete uno schema costante in entrambi i volumi, è quella di una “galleria” di 144 ritratti di uomini di cultura del ‘500 e del ‘600 (73 nel I volume e 71 nel II). Tra i più illustri si ricordano Giambattista Marino, amico e corrispondente del Crasso, Benedetto Varchi, Pietro Aretino, Annibal Caro, Torquato Tasso, Giusto Lipsio, il patriarca di Aquileia Giovanni Dolfin, Francesco Bacone, Galileo Galilei, Ulisse Aldovrandi.

Ogni medaglione si apre con un’incisione a bulino raffigurante il ritratto del personaggio, inserito in una cornice sempre differente, seguito da una biografia elogiativa del ritrattato, da un excursus sui suoi studi e sui suoi interessi, dall’elenco delle opere pubblicate e dei manoscritti, e, per finire, da poesie encomiastiche o epitaffi, in italiano o latino, compilate spesso da famosi poeti.

La maggior parte dei ritratti è priva di indicazione di autore, ma è riconducibile, per ragioni stilistiche, al bulino di Giovanni Antonio Bosio, ad eccezione di tre in cui compare la firma o la sigla dell’incisore: si tratta del ritratto di Battista Nani, firmato da “I. Georgi”, che riconosciamo in Giovanni Giorgi o Georgi, e altri, di più complessa identificazione, come il ritratto del vescovo Onorato Giovanni siglato “F.P.F”, o quello del patriarca di Aquileia Giovanni Dolfin, firmato “Leonardus Henricus V.O.” e cioè dall’incisore fiammingo Leonhard Heinrich van Otteren, attivo a Venezia come ritrattista nella seconda metà del XVII secolo.

Il secondo volume di formato in 4° (cm 25 x 18), in cui non compare più l'antiporta, si apre con un frontespizio in cui il titolo è stato leggermente modificato (DEGLI/ ELOGII/ DEGLI HVOMINI/ LETTERATI/SCRITTI/ DA LORENZO CRASSO/ PARTE SECONDA./ All’Illustrissimo, & Eccellentissimo Signor/ CAVALIER ALVISE SAGREDO/ IN VENETIA, MDCLXVI/ Per Combi, & La Noù/ CON LICENZA DE’ SVPERIORI, E PRIVILEGIO). L’incisione inserita all’interno del frontespizio presenta lo stemma del Cavaliere Alvise Sagredo, cui lo stampatore dedica la seconda parte dell’opera sugli uomini illustri. L’impostazione ricalca pedissequamente la struttura della prima parte e comprende 71 ritratti incisi tutti da autore anonimo. Tra i più illustri uomini di cultura citati, si ricordano: Niccolò Copernico, Abramo Ortelio, Giovan Battista Guarini, Gabriello Chiabrera e Tommaso Campanella.

 

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