Il Vitruvio illustrato (sez.1)

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PPer gli eruditi e gli architetti del Rinascimento i De architectura libri decem di Vitruvio furono una scoperta tanto entusiasmante quanto problematica: infatti al di là della devozione tributatagli, il testo di Vitruvio presentava non pochi problemi di comprensione, a causa di una terminologia spesso oscura, di riferimenti tecnici di ardua interpretazione e della mancanza di immagini.

Un poderoso tentativo di restituire una lettura del testo meno scorretta e difficoltosa fu compiuto da fra' Giocondo da Verona, con la pubblicazione, nel 1511, a Venezia, del Vitruvius, lezione ampiamente emendata del testo originale, corredata di un eccezionale apparato illustrativo che andava molto al di là delle dieci immagini menzionate dallo stesso Vitruvio; tra le ben 136 xilografie in cui il carattere strettamente funzionale delle immagini è rafforzato dalla presenza delle didascalie in una sorta di silloge visual-testuale del poderoso e impegnativo trattato, vi era la famosa figura dell’ homo ad quadratum et ad circulum, modello proporzionale per gli edifici nel loro insieme e nelle singole parti, più volte disegnato e riprodotto a stampa fra Quattro e Cinquecento, tra gli altri da Leonardo nel celeberrimo foglio delle Gallerie dell’Accademia di Venezia

D'ora in avanti le immagini accompagneranno obbligatoriamente non solo le edizioni vitruviane ma tutta la trattatistica architettonica, consolidandone le finalità tecnico-pratiche accanto a quelle più squisitamente teoriche. Straordinariamente ricco è anche il repertorio d’immagini della traduzione italiana del trattato (Di Lucio Vitruvio Pollione De architectura libri dece traducti de latino in vulgare) promossa dall’architetto e pittore milanese seguace di Bramante Cesare Cesariano, la prima in una lingua moderna, pubblicata a Como e preceduta in verità dalla traduzione di Calvo, che però era rimasta manoscritta. Anche qui l'apparato iconografico è molto abbondante con xilografie più accurate però di quelle dell'edizione di fra' Giocondo: nelle illustrazioni delle tipologie templari, Cesariano applica i concetti dell'architettura antica a organismi che sono in realtò quelli dell'edilizia religiosa del suo tempo, corretta in senso classico con gli ordini che si appoggiano a facciate di chiese di stile lombardo. Nella traduzione di Cesariano la figura dell'uomo ad quadratum e ad circulum viene inserita in uno spazio quadrettato, una scacchiera, originata dalle misure del volto umano diviso in tre parti uguali da Vitruvio che diventa elemento modulare di progettazione, grazie al quale ottenere quella simmetria ed euritmia che lui fonde in un unico concetto: "simmetrie euritmiate" che conferiscono all'edificio nobiltà e decoro.

L’edizione di Cesariano godette di grande fama e successo in Italia e fuori, e le sue illustrazioni furono utilizzate nelle edizioni di Vitruvio in Francia (1523, 1537, 1545), in Spagna (1526), in Belgio (1539) e in Germania (1545); ma quella che superò tutte le altre fu l'edizione di Daniele Barbaro data alle stampe nel 1556 a Venezia presso l’editore Francesco Marcolini, e poi nel 1567 presso Francesco de’ Franceschi.

Opera monumentale, la traduzione e il commento del nobiluomo e prelato veneziano erano stati realizzati in capo a una lunga preparazione e a dirette perlustrazioni e rilevazioni dei monumenti antichi, condotte nel viaggio a Roma compiuto insieme a Palladio nel 1554. La collaborazione di Palladio non si limitò a quest’occasione romana. L’architetto partecipò da vicino infatti all’elaborazione dell’opera, sia fornendo le proprie specifiche competenze professionali sia dispiegando il proprio sapere antiquario (aveva già visitato ben cinque volte l’Urbe, ritornando con un ricco dossier di disegni e nel 1554 aveva pubblicato L’antichità ...di Roma) sia infine realizzando alcune delle tavole a illustrazione del trattato, compreso il bel frontespizio, in cui oltre alla pianta, degli edifici sono riprodotti alzato e sezione. 

Meno fortunata fu l’edizione vitruviana dell’architetto e ingegnere idraulico veneziano Giovanni Antonio Rusconi. Intorno alla metà del Cinquecento egli stava preparando i materiali da pubblicare, comprese le silografie, per le quali l’editore Giolito aveva ottenuto nel 1553 il privilegio dal granduca di Toscana e probabilmente anche dal Senato veneto. Doveva trattarsi, nelle intenzioni, di un apparato imponente, composto di trecento immagini. Tuttavia l’operazione s’incagliò, e un secondo tentativo nel 1570 rientrò ben presto senza esiti. Solo nel 1590, a più di dieci anni dalla morte di Rusconi, i Giolito davano alle stampe l’opera col titolo fuorviante Della architettura di Gio. Antonio Rusconi, con centosessanta figure disegnate dal medesimo, secondo i precetti di Vitruvio. Si tratta di un assemblaggio di materiali assai poco coerente, nel quale prevale di gran lunga l’aspetto illustrativo: l’editore  Giovanni Giolito  de’  Ferrari, che aveva ereditato i legni per le xilografie, decise infatti di pubblicarne una parte corredandola con un testo esplicativo “redazionale”, non dovuto quindi al Rusconi, ma ad un anonimo compilatore che si basò sul Vitruvio di Daniele Barbaro, uscito nel 1556 e riedito in formato ridotto nel 1567 e nel 1584. Non vi mancò peraltro il favore del pubblico, giacché il lavoro poteva contare su immagini di notevole qualità. 

Le splendide tavole di Rusconi hanno un carattere prettamente didascalico:  esse infatti dovevano “spiegare visivamente”  i vari passi del testo vitruviano e del relativo commento, cui dovevano rinviare le lettere alfabetiche presenti nei disegni. L’abile illustratore di libri emerge chiaramente nella predilezione di immagini con edifici in prospettiva o con scene di cantiere animate da operai abbigliati all’antica: un’iconografia dunque narrativa, ma di tono alto e di straordinaria qualità pittorica, sulla tradizione del Vitruvio di Cesare Cesariano piuttosto che di quelli di fra' Giocondo e di Daniele Barbaro. 

I soggetti raffigurati nelle tavole, seguendo l’ordine dei Libri dieci di Vitruvio, descrivono via via le mura urbiche, le costruzioni lignee primitive ed evolute, le tecniche costruttive delle murature, le proporzioni umane e i monumenti antichi (soprattutto i templi), le dimensioni delle colonne, gli elementi decorativi, gli accorgimenti ottici, gli ordini dorico, ionico, corinzio e composito, l’origine lignea dell’architectura, l’allestimento del cantiere, l’esecuzione di fondazioni, pavimenti, solai, volte, intonaci, tinteggiature e finiture varie, per concludere con i vari tipi di macchine.

Nella galleria è possibile vedere una selezione di immagini che sono state avvicinate tenendo conto dei soggetti trattati, indipendentemente dal volume di provenienza: questo anche per permettere di capire come a distanza di anni, traduttori ed editori, incisori ed architetti abbiano cercato di interpretare un testo depauperato delle sue originarie illustrazioni per restituirgli chiarrezza ed immediatezza, anche tenendo conto della loro esperienza tecnica.

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