Passatempi, interessi, musiche, sapori e colori tra i libri di Francesco Maria II della Rovere

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di Fiammetta Sabba

La sezione sistematico-classificata del catalogo della libraria durantina si compone di 70 scansie; le Artes Variae sono comprese nella scansia numero 50 e vi sono segnalati gli autori che hanno scritto su temi che oggi riferiremmo a tecniche, svaghi, giochi e collezionismo. Gli argomenti principali sono i cavalli e l’equitazione, il ballo, la scrittura, l’arte venatoria, la pittura e la scultura, il bere, la scherma, lo scalco, l’arte culinaria, la numismatica, la calamita, i metalli, il sale, i giochi, gli anelli, le pietre preziose e i gioielli, l’alchimia e i segreti. Non potendo questi argomenti rientrare nelle classi letterarie e scientifiche vennero inseriti in una classe generica, quella delle arti, comprendente non solo quelle figurative, ma anche quelle minori e le curiosità tecnologiche e le tecniche.

La prima sottoscansia è quella che riguarda “I Cavalli e l’Equitazione”, Francesco Maria II era appassionato di cavalli e di equitazione, infatti una nota del suo diario racconta di un dono ricevuto che consisteva in quattro cavalli provenienti da Napoli, la città dove aveva sede la più importante scuola di domazione e ammaestramento. Tra gli autori dei volumi posseduti dal duca erano presenti i primi ad aver trattato il tema del cavallo, Senofonte e Vegezio, nelle traduzioni in volgare. Numerosissimi sono gli autori spagnoli  e questa ricca presenza iberica è la prova degli stretti rapporti di Francesco Maria con la Spagna, dove era stato educato alla corte di Filippo II; ed erano tra l’altro stati proprio gli spagnoli ad importare ad inizio Cinquecento il cavallo arabo a Napoli, sede come detto poc’anzi della più importante scuola europea di equitazione. Francesco Maria possedeva inoltre quasi tutte le opere italiane di equitazione fino allora stampate. Il catalogo durantino rispecchia perfettamente la divisione tra due grandi linee editoriali di metà Cinquecento all’interno del tema sui cavalli: i testi di ippologia e veterinaria da una parte ed i testi di equitazione e scuderia dall’altra.

Per il genere letterario de “L’Arte venatoria” sono presenti i progenitori: Alberto Magno, con i suoi 26 libri De animalibus e Federico II, col suo noto De arte venandi. Gli argomenti ricorrenti sono la cura dei cani (Kynosophion) e l’ammaestramento degli uccelli rapaci, di cui l’opera più nota ed anche rara è l’Uccelleria di Giovan Pietro Olina, maestro di casa di Cassiano Dal Pozzo, che la dedicò a Federico Cesi. La scansia de “La Scherma” si rivela molto ricca; l’arte dello schermire rientrava negli esercizi praticati dagli uomini d’arme. I testi di scherma da lui posseduti si devono quasi tutti a membri della scuola più antica e importante, quella bolognese. Per “I Giochi” troviamo innanzitutto quello degli Scacchi. Tommaso Azzi, giudice di Fossombrone, pubblicava nel 1583, con dedica proprio a Francesco Maria II, il libro De ludo scacchorum in legali, in cui sono trattati gli aspetti giuridici e legali delle partite di scacchi. Simile al gioco degli scacchi nel Cinquecento si diffuse l’antica Rythmomachia (= battaglia delle armonie numeriche) anche detta ludus Pythagoreus. Compare in questa parte il calcio fiorentino, che, padre del calcio moderno, ha origini in realtà molto antiche. Anche il gioco della palla, ossia l’antenato della pallacorda e del tennis, è presente. Ma non manca un settore molto importante per la vita di corte, “Lo scalco e l’arte culinaria”, sulla quale la biblioteca del duca si rivela davvero ben fornita. Si va dalla ben nota e antica Arte coquinaria di Apicio al Trinciante di Vincenzo Cervio e agli insegnamenti di Cristoforo da Messisbugo. Gli autori furono quasi tutti Maestri di casa. L’arte del ricevimento è strettamente connessa alla cucina e nelle opere spesso si trovano ad essere trattate insieme. Lo scalco è il Maestro dei conviti e dei ricevimenti, ai vertici della gerarchia delle corti dal termine “scalcare” = “trinciare”.

Ma oltre alle trattazioni sul cibo, la cucina e i ricevimenti, ci sono anche quelle sul “bere” (aventi come argomento il vino allora come oggi), che hanno piuttosto carattere medico che ricreativo. Nella biblioteca di Francesco Maria compaiono tre opere sui tipi di “Balli” e sulle rispettive regole, poche ma quelle di maggior rilievo. La prima, il cui autore è Prospero Luzi, è tutta incentrata sulla gagliarda, una vivace danza – anche detta romanesca – ritenuta la più rappresentativa dell’epoca. Gli altri due trattati sono i primi a stampa sulla danza, il Ballarino di Marco Fabrizio Caroso e le Nuove invenzioni di balli di Cesare Negri. I trattati di ballo rinascimentali comprendono anche la notazione delle melodie che devono accompagnare una determinata coreografia.

Il settore dell’arte figurativa, sottoscansia “Pittura, Scultura, e Arti minori”, include anche le arti come la vetraria  ed è molto ricco e fornito di edizioni poco note e oggi rare, segno che Francesco Maria era assolutamente attento alle mode e alle tendenze estetiche del suo tempo. Lo  dimostra anche il fatto che, a parte Leon Battista Alberti e Pomponio Gaurico, tutti gli autori sono più o meno a lui contemporanei. Nella raccolta di Francesco Maria vi sono anche numerosi e rari manuali di “Scrittura”, sia di tipo calligrafico che stilistico: si va da quelli utili a quelli dilettevoli, ossia da quelli che mostrano i vari font in diverse lingue, a quelli che suggeriscono modelli stilistici per i diversi usi, fino a quelli che riportano esempi di giochi con la scrittura (sonetti che potremmo definire antenati dei rebus).

Non meno interessante è “L’Alchimia”. Il catalogo durantino comprende numerose opere su di essa e sui minerali. Di derivazione araba, l’Alchimia è l’antenata dell’attuale Chimica. All’Alchimia si collegano anche le “Gemme” e i “Minerali”. Gli scienziati-mineralogisti Georg Agricola e Andrea Cesalpino sono presenti nella libraria con le loro opere più famose sui metalli, sui fossili e sulle leggi della cristallizzazione. Tutte queste trattazioni costituivano da un lato i primi approcci scientifici alla natura, dall’altro il persistente legame con la magia e l’esoterismo di cui l’Alchimia appunto rappresentava un nobile stadio evolutivo.

Sotto la sezione dedicata alla “Calamita” troviamo un’unica opera, ma fondamentale, il De magnete liber di William Gilbert, ultimo fisico della regina d’Inghilterra Elisabetta I. Nonostante la nascita di una coscienza “scientifica” si rinfocola però la curiosità per ciò che vi era ancora di occulto, sconosciuto e ignoto nella realtà naturale, in quella umana ed in quella metafisica. L’interesse per i “Segreti” coinvolgeva tutte le categorie sociali indifferentemente e per questo ebbe anche una estesa diffusione sul piano della divulgazione.

[Fiammetta Sabba è la curatrice del volume  Artes (Arti liberali – Scansia 50), Urbino: Quattroventi, 2012]